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Commissione d’inchiesta sulle case-famiglia

COMUNICATO STAMPA

Commissione d’inchiesta sulle case-famiglia.
La rete #5buoneragioni – costituita da Agevolando, Cismai, CNCA, CNCM,
Progetto Famiglia e Sos Villaggi dei Bambini – invita a non fare inutili e sbagliati attacchi e a rafforzare il sistema di tutela già esistente.

Roma, 3 aprile 2019

Apprendiamo della proposta di legge depositata dalla Lega per istituire una Commissione d’inchiesta sulle case-famiglia e velocizzare le adozioni nazionali e internazionali.

Come rete “#5buoneragioni per accogliere i bambini che vanno protetti” – costituita da Agevolando, Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia (Cismai), Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Coordinamento Nazionale Comunità per Minori (CNCM), Progetto Famiglia e Sos Villaggi dei Bambini – rappresentiamo centinaia di strutture d’accoglienza in Italia e migliaia di ragazzi e ragazze cresciuti in un contesto di accoglienza diverso dalla famiglia d’origine.

Esprimiamo la nostra preoccupazione per una proposta che sembra voler attaccare un intero sistema, semplificando la realtà di un fenomeno molto complesso.

Ecco perché vogliamo condividere alcune considerazioni:

Sul sistema di controllo. Le commissioni d’inchiesta parlamentare possono essere utili solo se utilizzate come ulteriore tutela per i bambini e i ragazzi – in particolare per fare emergere la debolezza dei servizi sociali territoriali e l’insufficienza delle misure di sostegno alle famiglie a rischio – ma le forme di controllo già esistono. Si è appena conclusa un’indagine conoscitiva sui minori fuori famiglia condotta dal Parlamento e un’indagine sulle disposizioni in materia di adozioni e affido condotta dalla Commissione Giustizia della Camera. Esiste inoltre un Piano nazionale infanzia (Pni) varato dall’Osservatorio per l’infanzia e l’adolescenza, struttura non più convocata dal ministro Fontana. Il nostro timore è che l’istituzionedi una commissione d’inchiesta, oltre ad avere notevoli costi pubblici, sitrasformi in una “caccia alle streghe” e in una progressiva dismissione della tutela pubblica nei confronti dei bambini e delle famiglie in difficoltà. Tutte le strutture che, eventualmente, non operano in modo adeguato vanno chiuse. Il modo migliore per farlo è rafforzare le forme di controllo già previste dalla normativa, ad opera di Servizi sociali, Ausl, Procure minorili. Da anni come organizzazioni chiediamo un sistema permanente di monitoraggio e verifica della qualità perché, più che di inchieste, c’è la necessità di definire un sistema organico e costante di controllo.

Sul business delle case-famiglia. Parlare di “business” delle case-famiglia è fuorviante. Non esistono – come invece afferma il ministro Salvini – strutture che hanno rette giornaliere da 400 euro, ma la media delle rette si aggira intorno ai 100 euro. Bisognerebbe invece parlare di “giusto costo” definendo standard di qualità garantiti da tutte le strutture, da nord a sud Italia. A questo proposito esistono già delle “Linee d’indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali per minorenni” varate dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e recepite dalla Conferenza Stato-regioni e dalle autonomie locali, ma ad oggi diffusamente non adottate da regioni e comuni. La Legge di Bilancio 2018 ha introdotto un fondo sperimentale per neomaggiorenni che ad oggi, però, non è ancora partito e che – seppur importante – non coprirà il fabbisogno di tutti i ragazzi. Così tanti di loro, una volta divenuti maggiorenni, si troveranno ancora una volta soli ad affrontare il loro futuro. Ci sono, infine, comunità virtuose costrette a chiudere – interrompendo percorsi di qualità – per i gravissimi ritardi accumulati dai Comuni nel liquidare gli importi necessari alla copertura dei costi vivi.

Sul falso mito delle adozioni. Da sfatare anche il falso mito che tutti i bambini e i ragazzi in comunità siano adottabili: infatti solo il 5% di essi lo è, circa 779 minori su 12.000 (dati Ministero del lavoro e delle politiche sociali). La maggior parte dei ragazzi accolti mantiene rapporti con la famiglia di origine, senza potervi però tornare a causa delle difficoltà della famiglia stessa. Per chiarire questi aspetti e non creare nocive e false contrapposizioni tra l’accoglienza in comunità residenzialee l’istituto dell’adozione, auspichiamo che finalmente tornino a riunirsi l’Osservatorio nazionale sull’infanzia e adolescenza e la Commissione per le adozioni internazionali, che da più di un anno non vengono convocati dalle Istituzioni preposte. Bisogna sostenere le famiglie adottive, soprattutto nei casi di “adozioni difficili” (per esempio di ragazzi adolescenti o di bambini con disabilità) invece che fare passare il messaggio, falso e scorretto, che tutti i bambini e i ragazzi in comunità siano adottabili, con grave torto alle loro famiglie d’origine.

Spiace davvero, ancora una volta, trovarci a rispondere ad accuse che lanciano messaggi fuorvianti e non offrono un quadro corretto della realtà.

Parlare di bambini e ragazzi “in ostaggio” delle case-famiglia e di “business” non aiuta a fotografare la situazione reale del Paese e non è rispettoso di bambini, adolescenti e famiglie che – insieme agli operatori e ai servizi sociali competenti – stanno compiendo un faticoso ma necessario percorso all’interno di un sistema che deve essere sostenuto, non affossato.

Gli strumenti di controllo e i luoghi di monitoraggio, confronto e implementazione esistono già, vanno solo rafforzati e fatti funzionare, e soprattutto bisognerebbe agire molto di più in un’ottica di prevenzione, piuttosto che riparativa, pensando anche a tutte le forme di disagio e violenza che ad oggi rimangono sommerse.

La nostra proposta? Investiamo sulla prevenzione, sul sostegno alla genitorialità più fragile, sul sostegno ai servizi sociali territoriali e alle Procure della Repubblica per renderli più efficienti, sul supporto all’autonomia dei giovani neomaggiorenni in uscita da percorsi di accoglienza perché non si vanifichi il lavoro svolto quando erano minorenni.

Impegniamoci tutti insieme per il bene di quei bambini e ai ragazzi che chiedono di poter essere tutelati e garantiti nei loro diritti.