Il Tetto

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Ricominciare insieme

Durante le vacanze Pasquali ci ha fatto visita Lucia che, dopo il tempo trascorso con noi, ha scritto questa riflessione. Grazie Lucia per le tue parole e per aver guardato con profonda sensibilità alla nostra realtà.
 
“Nelle Cronache di Narnia 4 fratelli, 2 maschi e 2 femmine, a causa della guerra vengono mandati in una casa di un vecchio parente in una campagna inglese.
È lì che la più piccola, Lucy, scopre, entrando in un grande armadio, il mondo fantastico di Narnia, dove un gelo pauroso creato dalla regina di ghiaccio sta distruggendo la bellezza di quel mondo.
Il film narra le avventure di questi fratelli che, tirati dalla più piccola per salvare un fauno, iniziano un viaggio che diventerà poi un lungo cammino in cui finiranno per ricostruire la pace e la giustizia di quel luogo, collaborando coi pochi abitanti rimasti illesi, non solo nel corpo ma anche nel cuore, cioè nel desiderio che una rinascita, una ri-bellezza sia ancora possibile.
 
In questi giorni che hanno preceduto la domenica di Pasqua, sono stata con alcune amiche, a Narnia. Nel nostro caso Narnia è una casa famiglia di Roma, che accoglie bambini e ragazzi con disagio familiare-sociale.
È un mondo, nel mondo, dove, come in ogni famiglia, si vivono le gioie e i dolori, le vittorie e le sconfitte, le delusioni e le sorprese della vita di ciascuno.
Un mondo dove, come a Narnia, i ragazzi, possono finalmente avere un tempo e un luogo dove viene data loro la possibilità di crescere e scoprire la bellezza che sono e diventarla, manifestarla.
Un luogo dove si genera speranza, quella che viene dagli incontri che sanno di bene con la “B” maiuscola, dove finalmente ti senti amato, visto, importante per gli altri.
Un luogo dove nel tempo da questa speranza nascono sogni, piccoli e grandi, che diventano, grazie al lavoro di tutti, possibilità di futuro, di progettazione, di realizzazione quindi di ri-bellezza.
Narnia, è uno di quei luoghi, in cui puoi ricordare che l’umano è veramente umano quando fa il suo mestiere, non sostituibile da nessun altro essere vivente o macchina che sia, quello di prendersi cura, di fermarsi, occupare quello spazio-tempo in cui si è generato dolore, sofferenza, disagio, e farsene carico insieme, in una relazione dove siamo almeno in due, in cui rimettiamo mano a quel dolore, riscriviamo sopra memorie di bene e rinasciamo, stavolta, ogni volta, ancora un po’, in pienezza di umanità.
 
Un bambino durante la nostra permanenza ha chiesto: “perché mi hanno fatto così a me? Così con gli occhi che non mi posso vedere tutto quanto?”!
Ecco forse la risposta è che abbiamo un bisogno vitale di qualcuno che ci guardi costantemente, che ci copra le spalle, che si prenda cura di noi e che noi, prendendoci cura reciprocamente, ripetiamo questo meraviglioso miracolo.
 
Ricominciare si può,
ogni giorno,
ad una condizione,
quella umana:
INSIEME!
Basta deciderlo!”